ILLUSTRAZIONE DIAGNOSTICA

31.05.2016 12:09

Elettrofisiologia oculare

In cosa consiste

L'Elettrofisiologia Oculare è considerata una branca ultraspecialistica della Oftalmologia a cui si fa ricorso quando non si è riusciti ad ottenere valide informazioni diagnostiche con altri mezzi o sistemi di analisi o quando si vuole realizzare uno screening di prevenzione molto accurato o il monitoraggio di una terapia a livello oculare. Gli esami elettrofunzionali sono test diagnostici obiettivi impiegati per esplorare i diversi segmenti dell'apparato visivo, attraverso i quali si possono registrare le risposte bioelettriche dei vari o dei singoli strati retinici (cellule Muller, coni, bastoncelli, cellule bipolari, cellule ganglionari, fotorecettori maculari e periferici, epitelio pigmentato, coroide) e delle vie ottiche fino alla corteccia visiva occipitale tramite uno stimolo luminoso adeguato (strutturato o non-strutturato) modulabile e adattabile a seconda delle varie patologie diagnosticate o presunte nel paziente. Di fondamentale importanza è l'attenta calibrazione e taratura della strumentazione diagnostica.I dati acquisiti, una volta rilevati tramite l'apposizione di particolari elettrodi collegati ad un sistema di elaborazione digitale dei segnali bioelettrici amplificati molto sensibile, devono essere elaborati ed interpretati dallo specialista con attenzione e nella maggioranza dei casi ripetuti nel tempo per un monitoraggio più preciso della patologia. 

Strumenti impiegati

Le metodiche possono essere riassunte sotto il nome di Elettroretinogramma (ERG) ePotenziali Evocati Visivi (PEV). Il segnale elettroretinografico riflette la funzionalità delle diverse classi cellulari retiniche. Il processo biochimico che viene innescato dalla luce negli strati retinici esterni (epitelio pigmentato-fotorecettori), con conseguente attivazione degli strati retinici intermedi (cellule amacrine, bipolari, interplessiformi) ed interni (cellule ganglionari), determina una variazione transiente del potenziale bioelettrico retinico. Tale variazione raggiunge la superficie corneale come potenziale di massa, passando attraverso il vitreo e il segmento anteriore che fungono da conduttori passivi. Posizionando un elettrodo sulla cornea o sulla palpebra (esplorante) ed un altro sulla cornea o palpebra contro laterale o sullo scalpo (referente), si può registrare una differenza di potenziale che viene definito “potenziale di riposo”; la presenza di uno stimolo visivo genera una modulazione del potenziale di riposo che riflette l’attività elettrica delle differenti tipologie di cellule retiniche

Da oltre cinque decadi, la registrazione dei potenziali evocati visivi (PEV) viene utilizzata nella diagnostica neuroftalmologica come complemento alla semeiotica oftalmologica e neurologica. La registrazione dei PEV è una metodica che ha il grande vantaggio di esplorare, in maniera non invasiva, il funzionamento del sistema visivo. Il PEV, infatti, è un potenziale registrato dallo scalpo, che rappresenta la controparte neurofisiologica dell’attività della via visiva in toto fino all’area 17. I PEV hanno una buona risoluzione temporale (nell’ordine dei millisecondi), utile allo scopo di studiare il cambiamento dinamico che si svolge nel sistema nervoso centrale (SNC) non solo in diverse condizioni patologiche, ma anche in risposta a diversi tipi di stimolo. 

Per gli approfondimenti  :  Elettrofisiologia Oculare  in pdf di  Vincenzo Parisi · Gianluca Coppola

Quando serve

Lo studio elettrofisiologico valuta diverse funzioni visive avvalendosi di esami specifici. È molto utile per differenziare l’origine delle patologie visive: è possibile, con questo esame,individuare difetti della retina, delle vie ottiche o del cervello. La principale applicazione clinica è rappresentata dall’identificazione delle malattie del nervo ottico e dalla localizzazione di eventuali alterazioni. Inoltre, il loro utilizzo è indispensabile per monitorare lo sviluppo delle vie ottiche nei prematuri e nei pazienti con disturbi cerebrali.